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Namibia: foto della memoria di un viaggiatore

20 Novembre 2024

Lascio l’Ethosa National Park, guido un fuoristrada verso nord per circa 400km ed arrivo ad Opuwo nella regione del Kunene. Dopo la quiete del parco e la libertà assoluta degli animali che lo abitano mi trovo catapultato nel caos e nel traffico di questa tipica cittadina namibiana, dove le capre e gli altri animali da cortile scorrazzano in mezzo alle automobili e ai carri agricoli lungo la strada polverosa che passa fra le case e i mercati pieni di gente. Più che vere case la maggior parte sono baracche fatte di argilla con i tetti di lamiera e poco cambia anche per i negozi e i distributori di carburante sparsi fra i pochi edifici veri e propri che ospitano gli alberghi e le banche e in qualche modo ci riportano alla civiltà, seppur immersi nello spirito autentico dell’Africa con tutte le sue contraddizioni e la sua umanità così varia fra cui spiccano le donne herero che sembrano grandi bambole con le loro vesti colorate dalle lunghe gonne vaporose e le maniche a sbuffo e i fazzoletti annodati sulla testa tipo barchette di carta e soprattutto le selvagge himba, così fiere anche se mezze nude in mezzo alla gente con le loro incredibili acconciature ricoperte di ocra rossa e intrecciate da perline, lacci di cuoio e fili metallici. In mezzo a tutta questa variopinta baraonda, si mescolano pochi occidentali, perlopiù turisti in cerca del necessario per organizzare un’escursione particolare prima di riprendere le strade sterrate che si spingono all’interno della regione per arrivare dopo 180km di pista sconnessa alle Epupa Falls, le grandi cascate al confine con l’Angola dove sono diretto anch’io.

Epupa in lingua herero significa schiuma e il termine si riferisce alla grande quantità creata dal fiume con il suo salto d’acqua che arriva a 40 metri d’altezza. In prossimità del fiume la zona è molto fertile e ricca di palme e alberi di mopane e baobab che spiccano maestosi fra la steppa sabbiosa circostante. Le poche strutture ricettive offrono semplici lodge che grazie a piccole piscine e ai pannelli solari rendono confortevole il breve soggiorno, mantenendo intatta la natura del posto con la maggior parte degli ambienti che restano aperti senza vetrate ne pareti e vengono protetti solamente dalle zanzariere.

Fra le numerose tribù nomadi che vivono in questo territorio, gli himba sono i più numerosi e la strada viene continuamente attraversata dai bambini e dalle loro giovani madri che portano sulla schiena gli ultimi nati, tutti cercano di fermare ogni veicolo in arrivo per chiedere, soldi, caramelle o penne da portare a scuola, perchè anche se scalzi e seminudi a scuola ci vanno e imparano qualche parola d’inglese, le classi sono ospitate nelle capanne dei villaggi isolati in mezzo alla foresta e alcuni bambini devono percorrere a piedi numerosi chilometri per raggiungerle.

Lascio questa estrema punta settentrionale della Namibia e percorro quasi 500km per raggiungere la Skeleton Coast sull’oceano atlantico, passando per Purros, un’immensa distesa desertica nel Kaokoland dove piccole sorgenti d’acqua permettono la sopravvivenza degli ultimi elefanti del deserto che riescono a vivere in questo ambiente così estremo grazie ad alcuni adattamenti morfologici che hanno sviluppato come le zampe più lunghe e larghe adatte per camminare sulla sabbia e percorrere grandi distanze oltre alla proboscide più lunga per riuscire a mangiare i germogli delle piante più alte.

Serbo, indelebili, le grandi emozioni suscitate da questo incredibile Paese così vario e diverso in ogni suo aspetto.

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