Un crocevia di culture
Situato nel cuore dell’Asia Centrale, l’Uzbekistan è stato nel passato luogo d’incontro delle maggiori civiltà e uno dei più vivaci punti di scambio culturale e commerciale fra Oriente e Occidente. Le sue città come Samarcanda, Khiva e Bukhara furono infatti punti importanti della Via della Seta.
Oggi l’Uzbekistan è un Paese che sta cercando di aprirsi maggiormente al turismo, sfruttando il fascino della sua storia e delle sue città, ma soprattutto quelle delle sue incredibili bellezze naturali.
Abitati in origine dai nomadi di origine Iraniana, e poi parte delle satrapie persiane di Sogdiana e Corasmia, i territori dell’attuale Uzbekistan vennero conquistati nel 327 a.C. da Alessandro Magno, diventando così parte del regno greco-battriano.
Passate sotto la dominazione turca queste terre videro prima le incursioni dei mongoli di Gengis Khan e successivamente, con Tamerlano, l’instaurarsi della una dinastia timuride.
In tutto questo periodo la capitale Samarcanda fu probabilmente la più importante tappa, visitata anche da Marco Polo, lungo la via della seta tra l’Europa e la Cina.
A partire dal XVI secolo il territorio incomincia ad essere chiamato Uzbekistan ma una serie di fazioni interne lo frazionano nei Khanati di Khiva (Khorezm) e in quello di Bukhara che durarono fino al XIX secolo quando l’espansionismo dell’Impero Russo, riportò la capitale a Samarcanda.
Ai russi si deve il cambiamento da una economia dedita all’allevamento estensivo tradizionale alla coltura del cotone, di cui controllarono in maniera molto pressante la produzione e distribuzione.
Entrata a far parte delle repubbliche sovietiche dell’ex URSS, all’Uzbekistan venne assegnato il ruolo specializzato di “produttore di cotone” questa scelta, adottata su scala mai vista prima, porterà a innumerevole conseguenze sul lato economico, sociale e ambientale, non ultimo il progressivo prosciugamento, per scopi irrigatori, del grande Lago d’Aral, annientandone di fatto tutta l’economia basata sulla pesca e creando quella che da molti è considerata la più grande catastrofe ambientale generata dall’uomo.
Dopo l’autonomia ottenuta nel 1991, la Repubblica d’Uzbekistan è stata retta per quasi trent’anni dal leader autoritario Islam Karimov, alla morte del quale, nel 2016, il Paese si è trovato a dover gestire un progressivo processo di apertura verso l’esterno e di ammodernamento tecnologico, economico e sociale.
Samarcanda e le fortezze del deserto
Samarcanda, la “fortezza di pietra”, situata lungo la più famosa Via della Seta, è una delle città più antiche del mondo, forte di quasi 2700 anni di storia. Fu a lungo ambita e reclamata da vari imperi per la sua posizione strategica tra Europa e Cina.
Già conquistata da Alessandro Magno e occupata nel tempo da arabi, persiani, turchi e russi, fu anche distrutta e saccheggiata più volte. Ricostruita ed adornata da Tamerlano, vi si trovano alcune fra le più notevoli costruzioni dell’architettura islamica.
Nel 2001 la città è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO.
Nella regione di Khorazm, nella parte nordovest della Repubblica di Uzbekistan,a pochi chilometri dal capoluogo di provincia Urgench, si trova una fortezza di fango del XVII secolo chiamata «Ulli-Khovli» (Grande Corte).
Grazie ai lavori recentemente fatti, Ulli-Khovli è diventata un eccellente complesso turistico, dove si possono incontrare le tradizioni e i costumi nazionali. Qui ci sono il mulino, la fattoria dove sono tenuti cammelli, cavalli e pollami e visi realizzano giochi popolari, gare di lotta «kurash», concerti e spettacoli.
Bukhara: il capoluogo della regione dell’omonima regione è stata per secoli una delle più importanti città della Transoxiana islamica. Durante l’invasione mongola, cadde e fu distrutta da Genghis Khan ma rifiorì sotto l’influenza di Tamerlano. Più tardi divenne famosa come Khanato di Bukhara e in questo periodo vide svilupparsi considerevolmente la sua economia grazie ai ricchi traffici mercantili che la coinvolgevano, sorgendo sulla via della seta.
Da vedere la cittadella Ark, una fortezza il cui monumentale ingresso è costituito una porta fiancheggiata da due alte torri.
Tra le città della Via della Seta che esercitano il maggior fascino c’è sicuramente Khiva, nella regione del Khorezm.
La sua storia affonda nella leggenda. Si dice che, Khiva fu fondata quando Sem, figlio di Noè, che scavò un pozzo in questa zona.
Storicamente comunque è accertato che la città esisteva già nel VIII° secolo come fortezza minore e stazione commerciale lungo la diramazione della Via della Seta in direzione del Mar Caspio e del Volga.
Ai giorni nostri è una città con un centro storico ben conservato, che vale la pena visitare.
La seta e i tessuti decorati
Le ceramiche uzbeche presentano colori e design molto vari: assumono caratteristiche diverse a seconda della regione per quanto riguarda la forma, il design e il colore. Dai centri di Rishtan e Gurumsay, famosi per le ceramiche smaltate bianche e blu si arriva alle ceramiche multicolore di Gidjduvan, Shakhrisabz, Tashkent e Samarcanda.
Recentemente sono diventati molto popolari i giocattoli in miniatura costruiti dagli artisti di Samarcanda, oggetti che raffigurano anche di scene di vita quotidiana e caratteristiche della popolazione, scene umoristiche e storie naif.
Il tessuno “Khanatlas” è seta tessuta a mano con il disegno su un solo lato. La particolare tecnica di avvolgimento dei filamenti dà a questo tessuto alcuni disegni meravigliosi. In Oriente si adorano i colori ricchi ed i tessuti vengono dipinti a colori molto vivaci: il giallo-dorato, il rosso, il verde, il blu, il rosa, il viola e il bianco sono alcune delle combinazioni di colore che vi si possono ritrovare.
Sulle stoffe tessute a mano vengono poi ripresi dagli antichi modelli simboli carichi di antichi significati come amuleti, tracce di serpente, corna, tamburi o brocche a rappresentare l’acqua.
In qualsiasi makhalla, le comunità di quartiere, esiste una bella e antica tradizione di assistenza il “khashar”. Un evento in cui tutta la gente della makhalla si aiuta volontariamente e disinteressatamente l’un l’altro in caso di necessità.: che si tratti di costruire una casa, migliorare la strada del quartiere, oppure cucinare il plov.
L’appartenenza alla makhalla è molto forte e questo lega le persone alla comunità nella gioia e nel dolore. Durante il khashar gli uomini si preparano insieme e lavorano in concordia prima di concludere con un pranzo o una cena collettiva.
Il Suzani è un tipo di tessuto lavorato ad ago con decorazioni tribali tipiche dell’Uzbekistan e di altri paesi dell’Asia Centrale. Il termine deriva dal persiano che significa appunto “ago” e i decori sono tipici dell’influenza mongolo-altaica. Sono dei tessuti di solito realizzati su una base in cotone e lavorati a ricamo con fibre in seta o cotone. Spesso i Suzani vengono realizzati in diversi pezzi poi cuciti insieme a formare un unico esemplare, e rappresentavano la dote delle spose. I motivi iconografici più popolari dei Suzani sono i simboli della luna e del sole, i fiori, foglie, piante, e frutta, ma anche pesci e uccelli.
Il Navruz e le sale da tè all'aperto
Non esiste pane più dolce del pane di Samarcanda: dev’essere buono per almeno tre anni se spruzzato d’acqua e scaldato nel tandyr, il tradizionale forno d’argilla. Per questo si narra che una volta l’invidioso Khan di Boukhara ordinò che fossero portati nella sua città gli ingredienti, l’acqua, i panettieri e il tandyr, ma il pane che ne usciva non era così buono. Il segreto stava nell’aria, ma quella non si poteva trasportare, venne quindi permesso di continuare a portare a casa i pani da Samarcanda, una tradizione che continua ancora adesso: un viaggiatore non parte da Samarcanda se non ha con sé i famosi pani.
La carta di seta di Samarcanda era famosa, nel medioevo, in tutto l’Oriente. Oggi, si fabbrica, nuovamente secondo le antiche ricette, nella bottega del villaggio di Konighil, con l’aiuto di una ruota idraulica posta sul fiume di Siab. Tutto il processo, che fà uso di materiali sostenibili e scarti di altre lavorazioni, dura all’incirca un’ora.
La carta di Samarcanda era molta famosa grazie alla sua morbidezza e il suo colore, ma la sua particolarità principale era la longevità, molti documenti antichi scritti su questa carta sono conservata in una buone condizioni.
Fin dall’antichità i mercati furono luoghi centrali nella vita delle città orientali. Un mercato in Oriente non è solo commercio, ma anche il posto dove si possono incontrare amici e conoscenti, dove si può mangiare saporitamente e bere il te caldo con i dolci orientali, sentire il profumo del pane appena sfornato, conoscere tutte le notizie sulla città o vedere performance folcloristiche di attori dilettanti.
A Bukhara rimangono tre bazaar coperti e sormontati da cupole, radicalmente restaurati, facevano parte delle decine di bazaar specializzati della città.
La chaikhana o sala da tè è un’istituzione socio-gastronomica fondamentale in Asia Centrale, soprattutto in Uzbekistan, esclusivamente per gli uomini. Situata di solito all’ombra e spesso nei pressi di uno stagno o di un corso d’acqua, è più un club per uomini che un locale dove si può mangiare, ma le donne, comprese le straniere, sono comunque tollerate.
Di solito ci si siede su una piattaforma simile a un letto , chiamata «tapchan», coperta da un tappeto, sulla quale poggia un tavolo basso.
Quando, il 21 marzo di ogni anno, il Sole entra nel segno dell’Ariete, in Uzbekistan si celebra l’antichissima festa del Navruz che letteralmente significa “nuovo giorno”.
Le case e la biancheria sono lavate e riordinate, vengono buttate le cose vecchie e logore. E’ doveroso comprare un vestito nuovo da indossare durante la festa. Con il “nuovo” abito si andrà a rendere visita a parenti, amici, ed anche a coloro con cui si è in inimicizia, perché il Navruz rompe con il passato ed apre alla riconciliazione. Chi ha litigato deve far pace. Chi ha debiti, deve saldarli. Chi non ha perdonato, deve perdonare.